Tele raffiguranti Il ciclo della vita di San Domenico di Pietro Damini
Sulla controfacciata del Santuario di San Domenico sono disposti i quattro “teleri” con Le Storie e i Miracoli di S. Domenico, opera di Pietro Damini.
La collocazione dei quattro episodi non segue cronologicamente i tempi di esecuzione, ma verosimilmente un criterio di ordine concettuale e programmatico, nell’intento di celebrare, nella parte superiore della parete, le vittorie della Fede contro eretici e infedeli, mentre nella zona inferiore trova la sua collocazione la manifestazione dei miracoli ottenuti, quasi un atto di autenticazione, per intercessione dei domenicani.
Nel primo lunotto superiore a sinistra, S. Domenico consegna il Rosario ad una regina (1624). La scena è dominata al centro dalle due figure principali: da un lato, il Santo col modesto saio domenicano, dall’altra, una nobildonna sfarzosamente vestita con un manto ducale dorato, ampio colletto a gorgiera e una corona sul capo.
L’opera, di evidente carattere celebrativo e allegorico, in cui nella figura femminile regale va colta la rappresentazione della Repubblica di Venezia, uscita vincitrice nella celebre battaglia di Lepanto (1571), a distanza di poco più di mezzo secolo intende rievocare una vittoria sugli infedeli per la quale viene rivendicato il successo per merito della pratica del Rosario, che S. Domenico aveva promosso con il sostegno di Papa Pio V.
Sul lunotto simmetrico il pittore rappresenta in questo caso la vittoria sugli eretici, in un Episodio della Guerra contro gli Albigesi (1209 – 1229), in cui la battaglia si svolge sotto un cielo plumbeo e corrusco, con una scelta prospettica di grande effetto scenografico, ove uomini e animali sono animati dalla stessa forte carica vitale che muove la schiera di angeli e santi compartecipi, dall’alto, dell’evento. Nei due telai inferiori il Damini affronta la tematica del miracolo.
Nel Salvataggio di un naufrago per intervento del domenicano S. Giacinto di Polonia (1619), il pittore non smentisce la sua vocazione alla ricerca dell’effetto teatrale e alla descrizione quasi coinvolgente che, mettendo in luce una situazione di pericolo molto comune e paventata dai pescatori di Chioggia, rivela parimenti la sua costante abilità compositiva e una padronanza nell’uso sempre diverso e sorprendente della prospettiva.
Egli appare più pacato e classicheggiante nell’episodio in cui S. Domenico confessa una prostituta decapitata (1619 – 20), ma non vengono meno anche in questa circostanza le qualità più spiccate del suo operare pittorico: la grande capacità di invenzioni scenografiche e soprattutto la forza descrittiva, che convalidano il carattere e le sue doti di autentico e originale narratore.